La generale insoddisfazione che la donna avverte nei confronti del proprio ruolo e la conseguente protesta verso una posizione inferiore è definita da Adler (1870-1937) come protesta virile e può essere intesa come supercompensazione del sentimento di inferiorità:
“la tendenza femminile è valutata negativamente ed è mantenuta soltanto in forma sublimata per ottenere vantaggi esterni quali ad esempio l’amore per i propri parenti, l’evitamento di una punizione, la lode per l’obbedienza e la sottomissione”
(Adler, 1982)
Se inizialmente questo termine veniva riferito sia all’uomo che alla donna, successivamente, con l’introduzione dei concetti di aspirazione alla superiorità e alla sopraffazione, la “protesta virile” limita il proprio significato alle manifestazioni delle donne che protestano contro il proprio ruolo.
“Nelle ragazze lottare, azzuffarsi, arrampicarsi e cacciare, conseguire notevoli risultati nello sport e fare sogni aventi per argomento tali attività, indicano un’insoddisfazione del ruolo femminile e una protesta virile. Un’accentuata protesta virile produce sintomi quali la dismenorrea, il vaginismo, la frigidità, il desiderio di avere pochi bambini, un matrimonio in tarda età, un marito debole, disturbi nervosi spesso riconducibili al ciclo mestruale, alla gravidanza, al parto e alla menopausa”
(Ansbacher, 1956)
Parenti (1983) fa rientrare all’interno della protesta virile “tutte le compensazioni fondate sull’esasperazione di uno stile di vita improntato alla convenzionalità maschile e presume un’opinione dequalificante sullo stile di vita femminile”.
In questa lotta contro il ruolo femminile, Adler individua tre tipi di donne:
Oltre a questi esempi di donne che protestano, è da mettere in evidenza che anche le ragazze che scelgono la vita monacale o un’occupazione connessa al nubilato manifestano in modo drastico l’insoddisfazione per il ruolo femminile, così come accade secondo Adler per quelle ragazze che entrano velocemente nel mondo del lavoro per raggiungere un’indipendenza vista come difesa da un precoce matrimonio.
Analizzando in modo più approfondito queste tre tipologie di donne, si possono rintracciare alcune caratteristiche inerenti gli aspetti genitoriali.
Il primo tipo di donna ha un atteggiamento autoritario verso i figli ai quali impartisce punizioni, gridando e urlando; un tale tipo di educazione può incoraggiare le ragazze a imitare la madre, mentre i ragazzi possono essere indotti ad avere paura delle donne, incapaci di avere fiducia nell’altro sesso.
Il modo di agire scettico del secondo tipo comunica ai bambini una mancanza di sicurezza in se stesse, favorendo in loro un modo di vivere e di comportarsi che non tiene in considerazione la propria madre. Infine l’ultima tipologia di donna rifiuta qualsiasi responsabilità educativa, delegando al marito o alle governanti.
I risultati di queste attività genitoriali sono delle carenze nello sviluppo psicologico dei figli, maschi o femmine che siano.
Bibliografia
Articolo a cura della Dott.ssa Tamara Agosti. © studio-psicologia.com