• La Visione Adleriana dell’Empatia

    Il termine empatia è comunemente utilizzato per indicare la capacità di mettersi nei panni dell’altro, immedesimandosi nella sua condizione esistenziale e infatti la definizione più diffusa recita nel seguente modo:

    La capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo.
    (Galimberti, 1999)

    Ad esempio avere di fronte una persona che piange per la morte di un caro farà provare a ciascuno di noi il suo stesso dolore o viceversa trovarsi davanti a un bimbo che ride contento farà sentire la sua stessa allegria e gioia.

    empatiaL’etimologia della parola, dal greco “empatheia” composto da “en”, “dentro” e “pathos”, “affetto, sentimento” riflette la compartecipazione emotiva, il sentire interiore che permette la comprensione dell’ altro.

    In questa accezione la parola empatia è utilizzata come un contenitore per tutto ciò che ha a che fare con l’affiliazione umana, con la modalità naturale per stare assieme alle altre persone, realizzando una reciproca partecipazione alle vicende umane, ma in realtà non è così semplice spiegare questo termine che rivela un fenomeno complesso, denso di vari significati e sfaccettature.

    L’esperienza empatica, così naturale e quotidiana, è dunque la rappresentazione concreta dell’esperienza dell’umano incontrarsi e comprendersi, lo sfondo e la condizione preliminare di ogni relazione umana.

    Adler pone subito come centrale la dimensione empatica, legandola all’istanza del Sentimento Sociale, alla cui origine si trova il bisogno di tenerezza primario, inteso come bisogno provato dal bambino fin dalla nascita di ricevere tutto ciò che è “delicato”, cioè affetto, cure, amore, coccole; se viene riconosciuto e coltivato con sufficienti attenzioni e scambi di reciprocità da parte del caregiver consente nel tempo lo sviluppo nel bambino del sentimento sociale.

    L’empatia dunque corrisponde alla capacità di interagire con l’Altro da Sé, per comprenderlo e capirlo in profondità

    guardandolo con i suoi occhi, ascoltandolo con le sue orecchie e vibrando con il suo cuore sotto la spinta del sentimento sociale
    (Ansbacher H.L., Ansbacher R.R, 1997).

    Nella psicoterapia adleriana la relazione empatica, nel senso di utilizzo delle emozioni come possibilità di incontro col paziente, è sempre e comunque parte insostituibile del lavoro terapeutico per cui

    in un setting Individualpsicologico ogni interpretazione non può non essere anche empatica
    (Ferrigno, 2004).

    Ciò permette l’inizio del processo d’incoraggiamento, così fondamentale per il cambiamento terapeutico.
    In altri termini

    il terapeuta deve armarsi del coraggio e della capacità di riconoscere dentro di sé pensieri, emozioni, sentimenti che gli appartengono, per poter conseguentemente leggere, riconoscere e riconoscersi empaticamente nella sofferenza, nella gioia e nel dolore del paziente che gli sta di fronte
    (Ferrigno, 2004),

    mantenendo comunque saldi i confini cognitivo-emotivi dei membri della coppia terapeutica.
    Il sentimento sociale, che impregna il processo di incoraggiamento fa si che attraverso “l’empatia identificatoria” il terapeuta possa sentirsi, in maniera attenuata, nella vita interiore del paziente, con la possibilità di capire (nel senso latino di prendere, contenere) il mondo emotivo del paziente (Pagani, Ferrigno, 1999).

    Ritengo che la prospettiva adleriana abbia saputo rendere efficacemente il senso dell’empatia per l’esistenza umana, come capacità di allargare la propria esperienza per accogliere quella dell’altro, creando uno spazio intersoggettivo quale è quello ad esempio della coppia terapeutica.
    Guardare con gli occhi, ascoltare con le orecchie e vibrare con il cuore del paziente sotto la spinta del Sentimento Sociale dà senso e autenticità alle relazioni e quindi anche al nostro operare che fa dell’esperienza empatica non un semplice supporto al colloquio, ma un elemento fondativo, indicatore di cambiamento.

    Adler ha sempre ribadito la centralità dello sviluppo del Sentimento Sociale nella vita e nella terapia e l’esperienza empatica rappresenta il corollario che deriva da questo postulato di partenza.

    Per concludere una breve nota rispetto ai confini tra l’Io e l’Altro che in modo fermo e stabile vanno mantenuti, nonostante il coinvolgimento emotivo che l’esperienza empatica porta con sé: l’empatia rende possibile la comunicazione intersoggettiva e apre l’Io alla dimensione comunitaria, mantenendo comunque la propria irriducibile libertà e autonomia, la propria identità in altri termini, così da poter permettere un reciproco arricchimento e crescita personale.

    Bibliografia

    • Ansbacher H.L., Ansbacher R.R. (1997) “La Psicologia Individuale di Alfred Adler” Martinelli, Firenze
    • Ferrigno G. (2004) “L’intersoggettività fra Adlerismo e Teoria della mente” Rivista di Psicologia Individuale, n. 56 : editoriale
    • Galimberti U. (1999) “Enciclopedia di Psicologia” Garzanti, Milano
    • Pagani P.L., Ferrigno G. (1999) “Transfert e controtransfert nel setting adleriano” Rivista di Psicologia Individuale, n. 46 : 27-41

    Articolo a cura della Dott.ssa Tamara Agosti. © studio-psicologia.com