• La Condizione della Donna nel Pensiero Adleriano

    Questo articolo si propone di illustrare la concezione adleriana della condizione femminile, mostrandone la grande portata innovativa rispetto alle teorie di stampo maschilista diffuse nell’ambiente europeo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.


    Caratteri ed evoluzione della condizione femminile

    Il dimorfismo sessuale, cioè la presenza di due sessi nel genere umano, per Adler sta alla base della divisione del lavoro che prevede per il sesso femminile l’esclusione da certe occupazioni a causa del suo fisico e per il sesso maschile la mancata assegnazione di certe mansioni perché potrebbe essere impiegato meglio altrove.

    Questa divisione del lavoro è stata quindi orientata in favore degli uomini, grazie anche ad uno sviluppo culturale che accentua l’aspirazione al potere, in cui certi individui o classi mirano ad acquisire privilegi per se stessi. Il risultato di questo processo è che gli uomini sono il gruppo con privilegi garantiti che influenza la posizione femminile nella divisione del lavoro: gli uomini infatti determinano le modalità di vita a cui le donne devono sottostare e che non possono non seguire punti di vista maschili.

    Queste premesse spiegano il motivo per cui nella società attuale gli uomini aspirano continuamente alla superiorità sulle donne, mentre le donne sono perennemente insoddisfatte dei privilegi maschili, creando uno stato di continua tensione tra i due sessi che turba l’equilibrio, non solo dell’individuo, ma anche della coppia e in genere dell’intera società.

    Il predominio maschile non è un fatto naturale: è stato acquisito nel tempo a seguito di lotte cui ha fatto seguito una legislazione che ha attribuito all’uomo i privilegi di cui ora gode. In origine infatti c’era il matriarcato in cui era la donna, la madre a detenere il potere e tutti gli altri uomini della tribù si sentivano in obbligo verso di lei. Il passaggio dal precedente stadio matriarcale all’attuale patriarcale è stato raggiunto dopo una serie di lotte, come è stato ben illustrato da Bachofen, ripreso poi da Adler.

    Johann Jakob Bachofen (1815-1887) propose la teoria del matriarcato, inteso come un sistema, non solo sociale e politico, ma anche religioso e culturale, che si riferisce ad ogni aspetto della vita.
    Lo studioso sosteneva che lo sviluppo dell’umanità ha attraversato tre stadi: eterismo, matriarcato e patriarcato, ognuno dei quali conserva dei ricordi simbolici dello stadio precedente.

    Il primo stadio era un periodo caratterizzato da promiscuità sessuale, in cui le donne non avevano difesa dalla brutalità maschile e in cui i bambini non conoscevano il proprio padre.

    Dopo anni di lotte si giunse al matriarcato: le donne fondarono la famiglia ed esercitarono i poteri sociali, politici ed economici. Il sistema sociale fondato dalle madri era basato sulla libertà, l’uguaglianza e la pace; la virtù più importante era l’amore per la madre. La società era improntata su una concezione materialistica in cui predominavano i valori pratici e l’educazione intellettuale passava in secondo piano rispetto quella fisica.

    La condizione femminile secondo AdlerUlteriori lotte contribuirono alla transizione al patriarcato, considerato da Bachofen un passo in avanti verso uno stato superiore della civiltà. Il patriarcato realizza un completo rovesciamento dell’organizzazione sociale, politica, religiosa e filosofica del matriarcato. Infatti esso favorisce l’indipendenza individuale e isola gli uomini, conducendoli però ad un livello spirituale superiore. Gli individui inizialmente amano la madre, poi allo stadio successivo amano il padre: l’amore paterno è un principio più astratto ed elevato rispetto alla relazione diretta e materiale tra madre e bambino. Secondo l’autore, comunque, il ricordo del matriarcato sopravvisse sotto forma di simboli e di miti.

    Ciò che Bachofen con la sua teoria propose, e che gli impedì di avere successo, era la messa in discussione del fatto che la famiglia patriarcale fosse una istituzione permanente e duratura in tutto il corso della storia umana.

    Il socialista August Bebel (1879) fuse la teoria di Bachofen con le concezioni di Marx, sostenendo che la donna era stata schiavizzata dall’uomo, come il proletariato lo era stato dalla borghesia e il socialismo avrebbe dato uguali diritti all’uomo e alla donna. Le teorie di Bebel ispirarono le concezioni adleriane di protesta virile e di paura della donna dell’uomo nevrotico, di cui si tratterà in modo più esaustivo successivamente. Secondo Adler quindi il rovesciamento del matriarcato in favore del patriarcato aveva lo scopo di realizzare una ipercompensazione contro il senso di inferiorità vissuto dall’uomo nei confronti della donna.

    Per giustificare la propria superiorità l’uomo sostiene che gli derivi dalla natura e che quindi la donna è inferiore. Questa convinzione è ampiamente diffusa da ritrovarsi nella storia biblica del peccato originale, nella caccia alle streghe o nei motti scherzosi con cui i popoli svalorizzano le donne.
    Dal canto loro, molte donne si rassegnano e finiscono per condividere l’idea della propria inferiorità e del conseguente ruolo di subordine, rafforzando il dominio maschile.

    Un effetto di questa visione dei rapporti tra uomo e donna è l’adozione di una concezione dicotomica che considera il maschile come degno di valore, potente, forte e vittorioso, mentre il femminile come servile, subordinato e debole. E’ ciò che Adler definisce nel nevrotico l’appercezione antitetica in cui il maschile, coincidente con l’alto e il potente, viene contrapposto al femminile, coincidente con il basso e l’inferiore. Sulla base di questa concezione il nevrotico classifica gli eventi interni ed esterni, permettendogli di mantenere inalterata la propria visione del mondo attraverso le finzioni.

    Rapportando quanto detto al mondo dell’infanzia, la posizione di privilegio ricoperta dall’uomo influenza enormemente, a livello psicologico e comportamentale, sia il bambino che la bambina.

    Il bambino impara presto che è il padre il simbolo del potere all’interno della famiglia: egli impartisce gli ordini, dirige ogni cosa e ogni membro della famiglia, madre compresa, sono dipendenti da lui. Le donne con cui il bambino si relazione all’interno della famiglia svolgono ruoli subordinati e non sempre sono convinte del loro pari valore rispetto all’uomo. La stessa educazione familiare è indirizzata ad accrescere l’aspirazione al potere e a valorizzare i privilegi maschili. Il bambino ha quindi l’impressione che il padre sia superiore in quanto tutto il peso della famiglia poggia su di lui, anche se in realtà è la divisione del lavoro che gli permette di orientare meglio le sue risorse.

    Lo sviluppo psicologico del ragazzo assume perciò un’impronta maschile e nella sua aspirazione al potere individua come  meta i tratti e gli atteggiamenti maschili. Con la crescita, l’aspirazione alla superiorità si integra alla consapevolezza e soprattutto alla dimostrazione della propria virilità, a fondamento del diritto dei privilegi maschili. Il ragazzo quindi farà propri quei tratti appartenenti a modelli di uomini adulti, in particolare del padre, come la tendenza a dominare gli altri, il coraggio, la forza, l’orgoglio, il ricordo di vittorie, la conquista di cariche e l’inclinazione a respingere “impulsi femminili”.

    Per quanto riguarda le ragazze, già in famiglia viene trasmesso loro che sono inferiori e incapaci, adatte quindi a svolgere solamente compiti subalterni. A causa del loro ridotto sviluppo della capacità critica, le ragazze sono indotte a ritenere che l’incapacità femminile sia un destino inevitabile per ogni donna, e quindi anche per loro, finendo  per credere nella propria incapacità. Questo “mito dell’inferiorità femminile” accompagna la vita della ragazza dall’infanzia e mina la fiducia nel proprio valore e il coraggio per affrontare le vicende quotidiane, impedendo l’assunzione di un reale potere per far fronte ai compiti che la vita impone.


    Possibili soluzioni per vivere in armonia

    La supremazia maschile e il conseguente stato di inferiorità femminile creano un continuo stato di tensione tra uomo e donna che compromette la possibilità per entrambi di vivere in armonia e di affrontate quindi il compito dell’amore in modo adeguato.

    Secondo Adler un importante strumento utilizzato per migliorare la relazione tra i sessi è rappresentato dalla coeducazione intesa come un’educazione comune che fornisca la possibilità per entrambi i sessi di conoscersi e che quindi li prepari alla futura cooperazione.

    Armonia di CoppiaFin dall’infanzia dunque i bambini dovrebbero imparare che entrambi i sessi hanno lo stesso valore. Questo tipo di educazione sarebbe in grado di produrre quel senso di cameratismo che secondo Adler è un segno di distensione tra i sessi implicando la fiducia, l’unione, la capacità di cooperare e la complicità tra uomo e donna, elementi necessari per far fronte al compito dell’amore e del matrimonio.

    Adler sottolinea più volte l’importanza di una adeguata preparazione dell’intera condotta verso l’amore e il matrimonio, che è strettamente connessa con le richieste di adattamento sociale.

    L’amore è uno dei tre compiti della vita, assieme al lavoro e al sentimento sociale, dalle cui soluzioni dipende la felicità umana. Il matrimonio è descritto da Adler come un compito per due partner uguali in cui si viene a creare un attaccamento reciproco ed intimo ed ognuno dei coniugi indirizza i propri sforzi nella direzione di facilitare ed arricchire la vita dell’altro.

    La preparazione all’amore e al matrimonio inizia già dall’infanzia in cui i bambini si formano un’impressione sul rapporto tra i sessi sulla base del rapporto tra i loro genitori. Anche l’educazione all’amicizia che si realizza nei momenti di gioco è un fattore cruciale per lo sviluppo del sentimento comunitario che si concretizza nel matrimonio.

    Nel matrimonio comunque l’amore da solo non basta per superare le difficoltà che la vita pone; entrambi i membri della coppia devono ricorrere al lavoro, all’interesse, alla cooperazione e all’impegno.
    E’ importante ricordare che l’atteggiamento che ogni individuo ha nei confronti del matrimonio è comunque l’espressione del suo particolare stile di vita, frutto dell’azione creativa individuale che integra gli aspetti temperamentali con le esperienze vissute.

    Bibliografia

    • Adler A. (1970) “Psicologia Individuale Prassi e Teoria”  Newton Compton
    • Editori, Roma
    • Adler A. (1971) “ Il temperamento nervoso” Newton Compton Editori, Roma
    • Adler A. (1982) “La Cooperazione tra i sessi. Scritti sulle donne e gli uomini, sull’amore, il matrimonio e la sessualità” Edizioni Universitarie Romane, Roma
    • Ansbacher H.L. Ansbacher R.R. (1956) “La Psicologia Individuale di Alfred Adler” G.Martinelli, Firenze
    • Ellenberger H. (1976) “La Scoperta dell’Inconscio. Storia della psichiatria dinamica” Bollati Boringhieri, Torino
    • Parenti F. (1983) “La Psicologia Individuale dopo Adler” Astrolabio, Roma

    Articolo a cura della Dott.ssa Tamara Agosti. © studio-psicologia.com